Storia di La Rosière
Grandi nomi della storia hanno attraversato il Colle del Piccolo San Bernardo
All’epoca dei celti i Salassi, una popolazione di origine celtica della Valle d’Aosta, attraversarono il colle per comunicare con i Ceutroni, i loro cugini della Tarentaise. Secondo alcuni autori il colle del Piccolo San Bernardo sarebbe stato utilizzato nel 218 a.c. da Annibale per raggiungere la valle del Po.
Nel45 a.c. i Romani costruirono per ordine di Giulio Cesare una via romana per collegare Milano a Vienna attraverso il Colle del Piccolo San Bernardo. Questa strada, denominata Alpis Graia, sarà utilizzata fino al 1858. Nel 1806, nel periodo dei “gloriosi” durante il quale Napoleone modernizzò i grandi passi alpini, venne prevista una strada per migliorare l’accesso. Nel 1853 sotto l’egida di Napoleone III venne realizzato un nuovo studio. I lavori terminarono nel 1866 sul versante della Savoia e nel 1872 sul versante italiano. Nel 1897 il presidente francese Felix Faure inaugurò la nuova strada del colle e solo nel 1905 la prima automobile, guidata dal Conte di Menthon, attraversò il colle.
La Valle d’Aosta e la Francia
Abitata sin dall’epoca preistorica, la Valle d’Aosta fu occupata dai Romani che vi si stabilirono e qui nel 25 a.C. fondarono la città di Augusta Praetoria (Aosta). La Valle passò quindi sotto il controllo dei Burgundi, dei Longobardi e dei Carolingi fino a quando avvenne il consolidamento della Casa di Savoia. Nel 1191 Tommaso I di Savoia firmò la Carta delle franchigie con cui venne concessa l’autonomia politica applicata poi fino al 1770. Il 26 febbraio 1948 uno statuto speciale riconosceva autonomia legislativa e amministrativa particolare alla Valle d’Aosta. La lingua italiana e quella francese sono considerate allo stesso livello.
L’Ospizio del Piccolo San Bernardo, passaggio commerciale franco/italiano
A metà del XI secolo San Bernardo di Mentone (1020–1081), futuro protettore degli alpinisti, fonda un ospizio destinato ad accogliere e proteggere pellegrini e altre persone di passaggio dagli assalti dei briganti e dagli imprevisti legati al clima. Nel 1752 e fino all’inizio delXX secolo, l’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro viene incaricato della gestione dell’ospizio, che ogni anno serviva più di diecimila pasti. Dopo il suo abbandono e la sua parziale distruzione nel corso della Seconda Guerra mondiale, l’Ospizio è rimasto disabitato. All’inizio degli anni ‘90, con il sostegno della Comunità Europea e dell’associazione del Piccolo San Bernardo, viene avviato un programma di recupero. Oggi l’Ospizio si è trasformato in un punto d’informazione turistica, ristorazione e alloggio.
Il cane San Bernardo
La razza di cane San Bernardo è stata introdotta nel XVII secolo. Veniva allevato dai monaci per assicurare la sicurezza e il salvataggio dei pellegrini in pericolo. Questo molosso viene principalmente associato al colle del Piccolo San Bernardo ma questo cane leggendario è stato allevato sui due luoghi transalpini di passaggio.
Il giardino botanico alpino Chanousia
Dal 1859 al 1909, l’ospizio del Piccolo San Bernardo, all’epoca in territorio italiano, è stato diretto dall’abate Pierre Chanoux. Appassionato di botanica, realizzò all’interno dell’ospizio un piccolo giardino alpino battezzato Chanousia. Gestito successivamente da famosi scienziati italiani, il giardino ospitava più di 4.000 specie di piante alpine. Durante i combattimenti della Seconda Guerra mondiale venne totalmente devastato. La Società della flora valdostana gli ridette vita nel 1978 e La Chanousia può contare oggi 1.000 varietà diverse che è possibile visitare durante la stagione estiva.
Ricongiungimento della Savoia alla Francia e le battaglie del XX secolo
Il fortino fu costruito nel 1630 dalla Casa di Savoia e venne battezzato “Fort Traverset” in ragione della sua posizione, sui fianchi della Traversette a 2.400 metri di altitudine. Venne distrutto nel 1796 durante i combattimenti della Rivoluzione Francese. Dopo il ricongiungimento della Savoia alla Francia nel 1860, e come difesa contro gli attacchi italiani, nel 1892 venne costruito un nuovo forte chiamato “Fort de la Redoute”. Durante la Seconda Guerra mondiale il forte fu teatro di numerosi combattimenti nel giugno ‘40 (francesi/italiani) e negli inverni del ‘44 e del ‘45 (francesi/tedeschi). Liberati dai francesi, del colle e dell’Ospizio del Piccolo San Bernardo non restano che macerie alla fine dei combattimenti il 29 aprile 1945.
>> All’Ospizio del Piccolo San Bernardo troverete una mostra ad accesso libero sulla storia del Colle.
Il nostro territorio, i suoi Uomini e le tradizioni del dopoguerra
La coltivazione dei terreni
A causa dell’erosione glaciale il rilievo accidentato è un handicap per la coltivazione dei campi e per i pascolati. Con lo scopo di conservare pendenze ideali per migliorare la coltivazione agricola, il contadino di montagna organizza il terreno in terrazzamenti e regge la coltivazione dei terreni in base all’altitudine. La prima rete d’irrigazione nasce nel XV secolo. Costruita con una lieve pendenza, la rete serve le proprietà presenti comprese nell’intera superficie del comune. L’irrigazione è un vantaggio maggiore per la coltivazione del fieno che era fondamentale nell’attività rurale per nutrire il bestiame. Oggi l’attività agricola continua sotto un’altra forma con la specializzazione dell’allevamento (vacche, pecore o capre).
Le nostre vacche ambasciatrici del Beaufort
La razza Tarina (originaria della Tarentaise) è la più diffusa a Montvalezan perché si adatta facilmente ai pendii scoscesi, alle condizioni climatiche e ai pascoli secchi o umidi. La vacca rappresenta il collegamento diretto tra la natura e il contadino di montagna. Il Beaufort diventa un prodotto a denominazione d’origine controllata (AOC in Francia) con i decreti del 1969, del 1976 e del 1986. La qualità del latte, il suo gusto particolare legato all’erba di alcuni pascoli e il lavoro nelle camere di maturazione concorrono a conferire a questo formaggio del territorio la sua molteplicità di sapori.
>> Pastorizia di La Rosière
Le pecore sono organizzate in greggi in base ai settori dei pascoli. Ogni autunno il pastore effettua l’unica tosatura dell’anno. La lana, lavata e asciugata, viene usata per il confezionamento di materassi o venduta alla Filatura Arpin a Séez. Le capre, meno diffuse, danno latte per la produzione di formaggio fresco e di tomme venduti sul posto.
Case e chalet
Fino agli anni ‘60 tutte le famiglie di Montvalezan vivevano di allevamento e coltivazione dei terreni. La costruzione dello chalet o della casa risponde alla configurazione degli appezzamenti, alla vicinanza dell’acqua e alla facilità di accesso. Le case sono molto vicine le une alle altre per favorire la mutua assistenza. Le nove cappelle, costruite prima del XVII secolo, testimoniano la presenza di molte famiglie. A 1850 metri di altitudine gli chalet dei villaggi alpini des Eucherts e La Rosière erano frequentati soltanto nel periodo estivo. Questi chalet per il pascolo non erano costruiti in legno come suggerisce il nome “chalet”, ma in pietra e in losa e testimoniavano la particolarità degli abitanti di Montvalezan.
>> Link Cappelle e paesini di Montvalezan
Pietre e lose
Si diche che “gli abitanti di Montvalezan hanno la malattia della pietra” perché in effetti il materiale dominante nel loro habitat è la pietra spesso estratta da banchi di arenaria. La losa è la pietra tradizionale impiegata per la copertura dei tetti. Il lavoro completamente manuale di reperimento, individuazione dei blocchi e sfaccettatura è un mestiere ancestrale da salvaguardare e da trasmettere alle future generazioni. Nei paesini di Montvalezan oggi è possibile vedere molte nuove costruzioni che rispettano l’architettura tradizionale.
Dal legno alla struttura
L’abete rosso e il pino silvestre che popolano le foreste di Montvalezan sono impiegati per le strutture e gli arredamenti interni della maggior parte delle abitazioni del comune. La tradizione vuole che un piccolo pino venga sistemato sulla cima delle strutture (terzere centrale) appena costruite. Simbolo di augurio alla dimora e omaggio alla foresta. Sulle strutture è possibile ammirare dei dettagli decorativi in cima alle terzere: le iniziali dei proprietari, la data di costruzione, le bandiere patriottiche della Savoia, rosoni e simboli religiosi.
L’insieme parrocchiale
La chiesa di Montvalezan è uno dei tanti edifici barocchi costruiti in Savoia verso la metà del XVII secolo. A questa si aggiungono quattordici cappelle situate al centro dei diversi paesini che formano il comune di Montvalezan. Ogni cappella è dedicata a un santo in particolare, universale, taumaturgo o protettore dagli imprevisti legati al clima. Agli incroci è possibile anche trovare delle croci con date risalenti a una missione o edicole dedicate a un culto specifico. Sentieri pedonali portano alla scoperta di questo magnifico patrimonio: visite guidate vi permetteranno di conoscere meglio l’arte barocca.
>> Maggiori informazioni sul sito internet dell’associazione delle Cappelle.
Le tradizioni e lo stile di vita.
In montagna si vive intensamente, qui il tempo è scandito dal lavoro, dai pasti e dal sonno. A seconda della stagione, della natura delle attività e delle scorte di foraggio, le abitazione erano diverse. Ogni famiglia e il loro bestiame effettuavano dei trasferimenti stagionali di villaggio in villaggio e questo all’incirca fino al 1975. La memoria collettiva, i detti e il costume tradizionale erano il legame di appartenenza di questa comunità rurale. Oggi i costumi tarini vengono indossati occasionalmente durante le manifestazioni folcloristiche.
>> Link Fête des clarines.
La storia dello sci e del turismo a La Rosière.
Sci, le prime tracce nel comune di Montvalezan
Nel 1878, in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi, l’alpinista Henri Duhamel nota degli sci nel padiglione della Norvegia. È l’inizio della storia dello sci alpino in Francia. A Montvalezan le cose iniziano a prendere forma nel 1920. Un’assemblea di giovani sciatori propone di formare una società di sicatori con il nome di “Unione Sportiva di Montvalezan”. Nel 1960 vengono organizzate le prime gare di discesa con gli sci da les Eucherts fino a la Combaz.
Sviluppo della pratica dello sci
Nel 1950 La Rosière contava soltanto alcuni chalet residenziali. Nel 1954 Jean Arpin costruisce il bar du Petit-Saint-Bernard e nel 1960, l’Abate Poupon costruisce a les Eucherts il centro vacanze La Savoyarde. Con queste due strutture l’attività estiva prende il via. Tuttavia il turismo invernale non poteva partire senza impianti di risalita. Dei giovani consiglieri comunali motivati ed esperti sciatori si lanciano nella sfida di attrezzare il sito. Il 23 dicembre 1960 viene così inaugurato lo skilift della Poletta. È così che è nata la stazione che poi si svilupperà grazie alla volontà dei suoi abitanti fino a quando nel 2002 sarà completamente gestita dal comune di Montvalezan/La Rosière.
Primo collegamento Francia/Italia
Nel 1985, dopo la firma di una convenzione tra Montvalezan, Séez e La Thuile, vengono installati la seggiovia di Chardonnet e lo skilift di Bellecombe per poter attraversare il confine. La Rosière diviene un comprensorio sciistico internazionale insieme alla vicina La Thuile, in Valle d’Aosta. Ormai la stazione può offrire agli amanti della montagna e della neve il piacere di uno sci senza frontiere.
Ammodernamento degli impianti di risalita
Stazioni all’avanguardia e consapevoli delle realtà economiche del mondo di montagna, della concorrenza tra le stazioni nonché del passato culturale e umano che le legano, La Rosière e La Thuile nel 1991 colgono l’occasione dei programmi europei per unire le proprie competenze e il proprio savoir-faire. Alcuni anni più tardi il risultato è finalmente all’altezza delle loro aspettative: segnaletica digitalizzata, neve artificiale, 3 Snow zone (Snow cross, Border cross e lo Snow Park), accessibilità dei clienti al comprensorio sciistico (tapis roulant des lutins, percorso del Piccolo San Bernardo, …) e ammodernamento degli impianti di risalita. Il comprensorio sciistico viene ribattezzato Espace San Bernardo dal mitico colle del Piccolo San Bernardo.
Sviluppo turistico
Alla fine degli anni ‘90, consapevole che il risultato economico della stazione dipende dalla qualità dell’offerta e dalla gestione rigorosa dei servizi, l’amministrazione decide di indirizzare le diverse strutture turistiche verso una medesima logica di performance. Col passare del tempo La Rosière si è dotata di impianti e strumenti con cui poter raggiungere i suoi obiettivi: Maison du Ski, cinema, pista di pattinaggio, centri commerciali, sviluppo del villaggio des Eucherts, tra gli altri. L’ampliamento di questo villaggio autentico evidenzia i punti di forza naturali e umani della destinazione che gli abitanti hanno saputo darle: panorama, neve, calma, convivialità e accoglienza, sci variato, il tutto in un contesto incantevole.
Impianti estivi
Per soddisfare una domanda turistica sempre più forte in estate grazie a iniziative locali, La Rosière si organizza per prolungare i servizi turistici anche nel periodo estivo.
Nel 1988 sorgono le prime buche del golf di La Rosière su iniziativa di sue abitanti del paese. 7 anni più tardi il golf conta 9 buche.
Gli atleti di Montvalezan ai Giochi Olimpici Invernali
L’espace San Bernardo, che propone una vasta gamma di pratiche sulla neve, ha visto nascere molti campioni appartenenti a diverse generazioni. Joël Chenal, medaglia d’argento olimpica, Manu Gaidet, tre volte campione di sci freeride e oggi La Rosière sostiene i suoi giovani talenti..